Nuovo decreto Ristori per aiutare la ristorazione italiana

Arriva in Gazzetta Ufficiale il decreto Ristori-bis: nel suo testo finale allarga anche ai territori sottoposti a “lockdown soft” il meccanismo delle sospensioni fiscali per le attività chiuse.

In altre parole, il blocco dei pagamenti Inps di novembre riguarderà anche bar e ristoranti in area gialla, che non saranno però abbracciati dal blocco di Iva e ritenute.

I ristoratori, però, insieme ad alberghi e tour operator trovano l’esplicito esonero dai versamenti fiscali quando si trovano in area rossa. Si precisa anche lo stop all’acconto di fine novembre per i soggetti Isa, che si applicherà a tutte le attività chiuse a prescindere dal calo del fatturato del primo semestre 2020.

La versione finale del Ristori bis

Nella sua versione finale, la nuova tornata di contributi a fondo perduto vale 1,071 miliardi, ed estende i contributi a 130 categorie. Fra gli ingressi dell’ultimo minuto vanno segnalate una serie di attività collegate ai trasporti, che non rientrano nei principali codici Ateco del settore, e gli operatori che lavorano nelle filiere di agricoltura e pesca. Per queste attività la sospensione dei contributi riguarda anche il mese di dicembre.

Ristoranti, bar, pasticcerie e gelaterie le attività più aiutate

Gli aiuti a fondo perduto del primo Decreto ristori, erogati con una rapidità inconsueta per un Paese malato di burocrazia come l’Italia (9 giorni), sono andati a 154 mila tra ristoranti, bar, pasticcerie e gelaterie. Si tratta della categoria in testa alla classifica dei ristori, con 726 milioni di euro erogati direttamente sul conto corrente di artigiani, partite Iva, imprenditori. Seguita con 106 milioni di euro dai 25 mila soggetti che propongono servizi di alloggio.

La volontà del nuovo decreto di sostegno all’economia è premiare, in particolare, i bar delle regioni inserite nelle zone rosse, con un aumento degli aiuti a fondo perduto.

In pratica, bar, pasticcerie e gelaterie riceveranno il 200 per cento (e non il 150 per cento) delle cifre inizialmente previste dal Decreto rilancio del maggio scorso. Trattamento parificato a quello delle altre attività nuove e vecchie sottoposte a chiusura.

Va ricordato, infatti, che i ristori sono legati a doppio filo ai contributi già ottenuti dalle attività che avevano fatto registrare un caldo di fatturato di almeno un terzo rispetto all’anno precedente.

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